Giallo
comico-sentimentale
di Gioele Dix
con Gioele Dix
Scena di Angelo Lodi
Musiche di Mario Guarnera
Sonorizzazioni di Hubert Westkemper
Regia di Gioele Dix
Produzione Giovit
Mario è un pediatra appassionato
della vita e del proprio lavoro. Al rientro dopo
una giornata di lavoro, scopre che Anna,
la giovane donna con la quale convive, è
sparita. Dopo alcuni goffi tentativi di negarsi
la realtà, Mario prende atto di essere
stato abbandonato. Senza spiegazioni.
Il primo atto della commedia
racconta con ironia lo sconforto, la rabbia, l’orgoglio
ferito di Mario e i suoi bellicosi propositi di
riappropriarsi della libertà sentimentale,
lungamente repressa dalla faticosa vita di coppia.
Tutto si svolge in una caotica serata-nottata
punteggiata di incubi e di continui disturbi (i
fastidiosi rumori della città, le incursioni
di invadenti vicini di casa, le telefonate angoscianti
delle madri dei suoi piccoli pazienti).
Nel secondo atto, ambientato
nello stesso appartamento quattro mesi più
tardi, il racconto vira su toni grotteschi e surreali,
approdando nel finale alla tragedia. Mario ha
abbandonato il lavoro, si è barricato in
casa e vive in uno stato di regressione difensiva
e auto-punitiva. Rievoca le fasi della sua tormentata
vita affettiva, recrimina, sogna, delira. Si sente
finalmente libero e disperato, senza più
pudori. Infine progetta un folle suicidio mediante
indigestione di patate fritte. Ma proprio a un
passo dal doloroso epilogo, Anna lo chiama al
telefono: forse per spiegarsi, forse per ritornare…
Con “Anna”, Gioele Dix affronta una
sfida affascinante e complessa: abbandonare il
puro monologo per scrivere una vera e propria
piece teatrale, una tragicommedia
per attore solo.
Al ritmo serrato del primo atto, costruito con
una partitura a orologeria, tipica
della pochade, fa da contraltare l’andamento
jazz della seconda parte, nella
quale introspezione e pazzia si fondono in un
copione ricco di comicità e amarezza.
La scena di Angelo Lodi ha ricreato
un interno studio-casa che progressivamente si
sgretola insieme al suo inquilino. Una splendida
finestra è aperta su un paesaggio metropolitano
affollato e fracassone. Hubert Westkemper
ha inventato un geniale tappeto sonoro, che dura
per tutto lo spettacolo, nel quale rumori riconoscibili
e realistici si fondono alle voci e ai brusii
dell’anima inquieta del protagonista. Mario
Guarnera ha composto musiche
dolci e ironiche che innervano la struttura drammaturgica.