di e con Gioele Dix
canzoni e musiche originali di
Mario Guarnera
scenografia di Angelo Lodi
Produzione Giovit
“Mai a stomaco vuoto” racconta di un attore al lavoro, in completa solitudine, in una sala prove allestita in un capannone industriale abbandonato.
L’antico rito della solitaria ricerca dell’ispirazione artistica si compie in un’ambientazione postmoderna, stridente e precaria.
L’attore prende appunti, parla ad alta voce, recita, canta.
Lotta con i propri fantasmi, come un Giacobbe alle prese con il proprio ego da commediante. Inventa personaggi, li plasma, li ama, ma poi li contesta fino a distruggerli.
Cerca interlocutori nel buio del magazzino, si diverte, si indigna, si prende in giro.
Intuisce che la comicità nasce dall’inciampo, dal vuoto, dall’assenza.
Riflette sulla sua infanzia, ricostruisce incubi, polemizza col mondo.
Capisce di dover rompere il proprio isolamento, ma gli sembra di avvitarsi su se stesso.
Quando la vena sta per esaurirsi e teme di avere
gettato via un’altra giornata nella ricerca
vana di battute che lo rendano immortale, si rende
conto di essere da troppe ore a digiuno.
Tornerà al lavoro domani, ma a stomaco
pieno.
“Mai a stomaco vuoto” è un
testo che segna per Gioele Dix il passaggio dai
personaggi-maschera di “La mia patente non
scade mai” al monologo teatrale, nel quale
la scrittura mischia i temi privati
dell’artista in crisi creativa con le annotazioni
pubbliche dell’uomo che
combatte le insulse – ma a volte ineludibili
- battaglie della quotidianità.
Uno spettacolo molto comico. E a tratti problematico.
Angelo Lodi ha disegnato una scena iperrealista,
con qualche geniale e provocatoria incongruenza,
come una scala che sale contro un muro e una catasta
di oggetti industriali non identificati.
Mario Guarnera ha scritto quattro canzoni,
esercizi di stile musicale, tenere eppure graffianti.
Rassegna stampa
• Antonella
Marrone - L'Unità
Gioele Dix va a
raccogliere in teatro, con successo, quello che ha seminato
con un paio di azzeccati personaggi televisivi come
l'automobilista sempre…'zzato e il professore
di sport argentino accanito sostenitore di ogni disciplina
sportiva. Ma Gioele Dix è non solo un comico,
è anche un vero attore e per questo in teatro
riesce a mantenere un'autorevolezza d'autore che prescinde
dalla televisione. La sua bravura sta nell'aver dato
voce e corpo ad un uomo qualsiasi, un uomo qualunque
alle prese col quotidiano. E la deformazione di questo
incombente rapporto con quello che ci circonda porta
a una identificazione collettiva e fa scattare il meccanismo
della satira e della risata.
Insomma, rovistando tra le proprie cose, anche nel proprio
privato, l'autore trova quello che appartiene anche
agli altri ed è come se ciascuno di noi ragionasse
a voce alta sul mondo che lo circonda.
• Giampaolo Spinato - La Repubblica
Gioele ha smesso i panni dei suoi tanti personaggi per
riunificarli nell'immagine del vero carattere che animava
tutte quelle maschere: l'uomo comune: E in questo modo
si è garantito uno spazio d'azione molto ampio,
tagliato per il suo spirito d'osservazione, come l'attualità
che non smetterà mai di offrirgli spunti per
essere … 'ncazzato nero.
Il gioco preferito dall'autore è quello di rovesciare
come un guanto tutti i luoghi comuni e dimostrare, con
gli esorcismi di una risata, l'ignara nostra convivenza
quotidiana con gli assurdi linguistici e le abitudini
più paradossali.
Nel suo vagabondare fintamente irrazionale, trovano
posto anche l'aldilà, il mugugno, l'insonnia,
le tenerezze paterne, e i conti aperti col passato.
E la campionatura di nevrosi e speranze disattese si
presta a una identificazione senza mediazioni.