Fra i tanti viaggi spostamenti incontri di questo mio periodo, due momenti che vi voglio brevemente raccontare.
Pomeriggio di domenica 31 gennaio, Teatro Metastasio di Prato. Su invito dell’amico Federico Tiezzi, vado per leggere frammenti di storie, testimonianze e documenti su un pezzo di Olocausto quasi dimenticato. “Il triangolo rosa” è il titolo della manifestazione che invita a prendere coscienza dell’infame persecuzione dei gay durante il nazismo. Per tre quarti d’ora racconto della solitaria sofferenza di tanti maschi omosessuali, dell’inconsolabile disperazione di tante femmine lesbiche. Al tempo stesso mi presto a dare voce all’agghiacciante delirio di Goebbels, che in un famigerato discorso tenuto davanti ai vertici delle SS teorizzava la necessità di sopprimere ogni diversità dalla faccia della terra. E mi sono trovato così a riflettere – fra le tante cose – sulla necessità e sul dovere di mantenere viva, calda, agguerrita la memoria del male, senza sconti, senza giri di parole, perché faccia ancora e sempre scandalo. Valeva la pena ritagliarsi dello spazio fra altri impegni e fare andata e ritorno in giornata, affrontando anche un’abbondante nevicata sull’Appennino. Fatica supplementare assolutamente risibile a fronte di tanto vero dolore appena evocato.
Pomeriggio di giovedì 18 febbraio, Bologna. Nell’elegante e accogliente biblioteca della Casa di Riposo degli Artisti “Lyda Borelli” incontro gli anziani attori e le anziane attrici ospiti, mischiati a un pubblico vario di tutte le età. Un’ora e mezza di dialogo appassionato, spudorato, elevato, intimo. Nella testa il proposito di fare il punto sul senso – se c’è – da dare al nostro discutibile e sempre traballante mestiere. Nel cuore il desiderio di tenere ancora accesa la scintilla della memoria in coloro che in passato hanno dedicato corpo e anima all’immortale sogno del teatro. Emozione forte, da conservare come medicina per i momenti di sconforto.