Ieri notte ho rivisto su Youtube la partecipazione di Beppe Grillo alla trasmissione Exit andata in onda su LA 7. In tanti oggi commentano sulla stampa l’avvenimento, ma non per riferire delle cose sacrosante che ha detto. Piuttosto per sottolineare criticamente il fatto che dopo una ventina di minuti di intervento (strepitoso come sempre) Grillo si sia allontanato rifiutando il contraddittorio. E perché mai avrebbe dovuto restare? Per partecipare al solito inutile, irritante teatrino delle chiacchiere, al solito elusivo e insignificante dibattito di rito? Io penso che abbia fatto benissimo. E’ stato ficcante, lucido e soprattutto pragmatico, ossia capace di portare a casa il miglior risultato possibile in quelle condizioni. Non bisognerebbe mai dimenticare che Grillo non è un politico e che non vuole in nessun modo diventarlo. La speciale forza che mette in campo è tutta nel suo talento sovversivo, nella sua vocazione a offrire uno sguardo sghembo e irrisorio sul mondo, nel suo coraggio di deragliare fuori dagli schemi. Beppe Grillo è un parlatore torrenziale che non ammette interruzioni, è un nemico giurato della conversazione, è un monologhista di razza. Non può e non deve tradire il proprio ruolo, quello che il suo pubblico gli chiede e gli riconosce. E un vero comico non tradisce mai il patto con il proprio pubblico. Andrea Emo, grande pensatore misconosciuto, ha scritto: In un vero artista si nota innanzitutto il galantuomo: egli non promette mai più di quello che effettivamente dà. Dunque attenzione al tentativo strisciante e crescente di farlo passare per un provocatore impotente e isolato. Beppe Grillo è non solo un uomo intelligente, colto, informato, che da anni si documenta minuziosamente su tutto ciò che denuncia, ma soprattutto ha un grandissimo seguito, perché dà voce alla rabbia e ai pensieri di tanti che non trovano né le parole adatte né la grinta necessaria per sostenerli. Secondo me.
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