Come inaugurare questo nuovo spazio? Ci ho pensato su e ho scelto di fare una dedica – alla mia maniera – a chi soffre per un amore finito. Nel nostro guestbook si discute appassionatamente di tante cose ed è capitato di parlare anche di questo, con opposti punti di vista, soprattutto sulla linea di demarcazione uomo-donna, ma non solo. Perciò tiro letteralmente fuori dal cassetto il testo di un monologo che avevo buttato giù tempo fa, nel mezzo di un personale naufragio. Un po’ mi faceva ridere e un po’ no. Lo recitai per qualche sera e piaceva parecchio al pubblico, ma poi decisi di toglierlo dallo spettacolo, chissà perché. Magari in futuro ce lo rimetto.
Si intitola: Quando finisce un amore.
(Luce)
Quando finisce un amore si soffre, si soffre sempre…
Per esempio quando tu la ami ancora e lei non ti ama più…
Quella è una sofferenza cruda, spietata, che ti toglie il respiro, che ti lascia senza fiato e senza certezze… Soprattutto quando lo scopri…Già, ma quando lo scopri? Bè, lo scopri quando lei te lo dice. Sì, perché lei te lo dice, prima o poi te lo dice, anzi, te lo DEVE dire, perché sei stato proprio tu a insistere: “Me lo devi dire, me lo devi dire! Se me lo devi dire, dimmelo, capito?”… E così, a forza di insistere, lei te lo dice: “Non ti amo più”… Ma che cazzo ti è venuto in mente di insistere così tanto? Certo, l’avevi intuito, anzi ne eri quasi sicuro, praticamente lo sapevi già, ma un conto è intuirlo esserne quasi sicuro praticamente saperlo già… E altro conto è sentirselo dire così, in faccia: “Non ti amo più”… In quel preciso momento sei percorso da una fitta, un dolore lancinante, sei disperato, rabbioso, ti viene da piangere e piangi, sì, è la verità: piangi! E urli, strepiti, fai veramente pena, per un attimo ti vedi da fuori e sì, è la verità: fai veramente pena… Allora lei, forse spiazzata dalla tua reazione, forse per cercare di renderti meno dolorosa la cosa, per cercare di ammorbidire, ti dice: “Ascolta, sai qual è la verità? Non è che non ti amo più, è che… è che forse non ti ho mai amato”… Meno male che me la voleva ammorbidire!... “Ma come non mi hai mai amato!?”… Così, oltre che disperato, ti senti preso in giro, tradito e stai per dare di matto… Allora lei, sempre nel tentativo di ammorbidire – che tu ormai la conosci bene e sai cosa significa per lei ammorbidire – ti dice: “Ma no, sai qual è la verità? Non è proprio che non ti ho mai amato, è che… è che forse all’inizio ti ho amato, ma poi”… “Ma come: forse!?”… Ah già, il forse è sempre per ammorbidire… “Ma che vuol dire: all’inizio ti ho amato? Che significa: all’inizio? All’inizio in che senso? I primi giorni, le prime settimane, quando? Scusa, ma se dici che forse all’inizio mi hai amato, allora sei pure bugiarda, perché se c’è un momento nel quale sicuramente non mi hai amato è proprio all’inizio, all’inizio ci si piace, c’è la passione, ma mica ci si ama, nemmeno io all’inizio ti amavo”… “Ah, lo vedi?” fa lei “Allora anche tu non mi hai mai amato!”… “No, no, no, non farmi incazzare, non rigirare la frittata, non stavamo parlando del fatto che io non ti ho mai amato, ma del fatto che tu forse mi hai amato solo all’inizio, che è una bugia bella e buona perché tu non potevi amarmi!”... Ormai sei arrivato al parossismo, ti sembra di vivere in un incubo e perdi ogni lucidità… “Io sì che ti ho amato da subito, anzi io ti amavo anche prima di conoscerti, io ti ho amato e ti amerò sempre, io giuro… io mi ammazzo!!!”... La carta del suicidio ha un effetto dirompente, ti sembra di aver fatto breccia, per un attimo sogni che lei ti dirà: “No amore mio, non è vero niente, io ti amo, scusa, scusa!”… E invece lei ti ammazza sul serio perché ti dice: “Sai qual è la verità? Che io ti ho amato, ma forse non ti ho mai amato… abbastanza”… Ecco, il “forse non ti ho mai amato abbastanza” è il top in fatto di ammorbidimento… “Ma come: abbastanza? Allora è questa l’unità di misura: abbastanza? L’amore si quantifica così, a dosi, a porzioni e rimanendo sul vago? Non lo sapevo! E’ come per le ricette: ti amo qb, quanto basta?”… Ma l’autoironia non funziona in questi casi, non ammorbidisce un cazzo, tu stai soffrendo, stai soffrendo per colpa sua, questa è la verità! Perché lei è immatura, o forse è insensibile, o forse è incapace di amare, forse è tutte e tre le cose messe insieme, è un’immatura insensibile incapace di amare, chissà se c’è un’espressione per riassumere tutto questo… C’è, c’è… E’ una stronza...
Quando finisce un amore si soffre, si soffre sempre…
Anche quando sei dall’altra parte: lei ti ama ancora e tu non la ami più…
E tu glielo dici, glielo devi dire… In realtà hai fatto di tutto per non dirglielo, hai persino fatto di tutto perché fosse lei a dirtelo, hai fantasticato spesso su quella frase che ti avrebbe sollevato da un peso tremendo se pronunciata SPONTANEAMENTE da lei: “Sai, non ti amo più”… Ma lei non può dirtelo! Perché lei ti ama ancora! E siccome lo sente, l’ha capito, praticamente lo sa, insiste perché sia tu a dirglielo: “Devi dirmelo, se me lo devi dire, dimmelo!”… E tu glielo dici… Ma sei pessimo nel dirglielo: “Vedi, io non…non è che non ti amo…più…diciamo che ti ho amato all’inizio…cioè all’inizio anche tu…o meglio, nessuno dei due…voglio dire che io ti amerei se non fosse che…insomma, io ti ho amato, ma non abbastanza…o forse, ecco… Io non ti merito!”…E lei giustamente piange, urla, strepita: “Come: non mi meriti? Ma ti rendi conto della sproporzionata cazzata che hai detto?”… Sì, te ne rendi conto… Ora lei soffre sproporzionatamente… Ma attenzione, anche tu soffri! Soffri nel vedere quanto lei soffra più di te, è una sofferenza subdola, carica di sensi di colpa, forse è una sofferenza persino peggiore della sua… Sì, perché lei - che ti ha amato e ti ama ancora - può aggrapparsi a quell’amore, può farsene scudo, quell’amore seppur non più corrisposto è un punto fermo per lei… E invece tu sei allo sbando, sei disperato, perché capisci di non averla mai amata, o peggio di non essertela meritata… Insomma ti scopri immaturo, o forse insensibile, o forse incapace di amare, forse tutte e tre le cose insieme, un immaturo insensibile incapace di amare… Peccato non ci sia una parola per riassumere tutto questo… “C’è, c’è… E te la ricorda lei: “Sei uno stronzo!”…
Quando finisce un amore si soffre, si soffre sempre…
Anche quando si potrebbe non soffrire per niente…
Intendo quando l’amore finisce né per colpa tua né per colpa sua, quando semplicemente si esaurisce, finisce per sfinimento, quando sfinisce, si può dire?... Ma soprattutto si può dire che l’amore – oltre che sfinire – può finire? E’ lecito ammetterlo?... Si sa come succede, ti senti sconfitto, smentito da te stesso, però insomma cazzo, capita che finisca!... E l’assurdo è che spesso non riesci neppure a capire quando esattamente è finito… Per esempio, se pensi: “Sta finendo”, facile che magari sia già finito, finito da tempo… E se vai indietro col pensiero per cercare di capire quando esattamente ha cominciato a finire - perché si sa che anche ogni fine ha un inizio – può pure capitarti di scoprire che probabilmente non è mai cominciato… Basterebbe ammetterlo, dichiararselo a vicenda!… E invece si soffre, forse se ne ha un po’ bisogno, occorre soffrire per darsi un senso… E ci si arrovella e ci si accusa l’un l’altro… “Perché tu, perché io”… Accuse, rivendicazioni, ricostruzioni, che sviliscono tutto… Ma perché, perché fare così?... Quanto sarebbe più bello, più giusto NON soffrire!... E piuttosto invece parlarsi, serenamente… Chiarire l’equivoco di fondo… Sorridenti…
“Bè, pazienza, credevamo fosse amore, invece niente… Amici come prima?... Anzi, dato che prima non eravamo affatto amici, facciamo: conoscenti come prima?… Che poi in fondo nemmeno ci conoscevamo… E allora: sconosciuti come prima!...”
Così ci si potrebbe ripresentare: “Piacere, salve, come va?”… E così chiacchierando, una parola via l’altra, ci si conoscerebbe, ci si troverebbe simpatici, ci si comincerebbe a piacere un po’, poi sempre di più, ci si innamorerebbe e… chissà… magari un giorno…
(Buio)
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